Autore Topic: DOC  (Letto 13939 volte)

shadowofmyself

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DOC
; il: 11 Dicembre, 2014, 23:34:42 ;
Salve a tutti, chiedo scusa se non mi presento per nome, ma preferisco restare anonimo.

Soffro di DOC da quando mi ricordo. Tutto è iniziato con un disturbo da accumulo, probabilmente successivo ad un lungo ricovero di mio padre in ospedale, quando non ero più che un bambino di 8 anni. Il disturbo se ne andò, grazie all'aiuto dei miei splendidi genitori, un anno dopo. All'età di 10 anni, sfiorai con la scarpa la siringa di un tossicodipendente, mia madre fece quello che avrebbe fatto ogni madre mi spiegò i rischi legati al toccare quel tipo di materiale. Io capiì e non lo feci più, nemmeno per errore, la mia attenzione era focalizzata sul non toccare le siringhe dei tossicodipendenti. Con l'avanzare dell'età arrivò l'adolescenza, le campagne in TV contro l'AIDS e iniziai a studiare queste malattie trasmissibili da sangue, con ossessione. Tutto filava abbastanza liscio, non toccavo le maniglie, non frequentavo luoghi in cui potessi trovare dei tossicodipendenti, lavavo spesso le mani e stavo attento a dove camminassi. Fu così fino all'università, la mia prima università. Una forte dipendenza da gioco online me la fece fallire, furono 2 anni di terribile depressione. Ma ne uscii, vinsi anche quella senza farmaci e senza psichiatri. Il DOC svaniva giorno dopo giorno, direi che migliorasse in modo considerevole. Tanto che presi una laurea sanitaria come tecnico di radiologia con 110 e lode, feci tirocini in ospedale apprezzato da tutti i miei insegnanti. Il DOC iniziava a ricomparire, evitavo volutamente alcune procedure che potessero espormi al sangue, mi sentivo di aver sbagliato tutto. Poi iniziai a lavorare in una splendida clinica privata, il clima era eccellente, riuscivo a lavorare con i miei vestiti più belli e non mi sentivo in difficoltà nemmeno a pranzarci poco dopo. A volte mi cambiavo e assistevo durante interventi ortopedici con molto sangue e molti schizzi, avevo capito la chiave per sconfiggere il DOC, dovevo accettare il rischio, dovevo semplicemente dirmi "Bhe, alpiù ti ammalerai, ormai gli infetti vivono quanto i sani" e tanto bastava a spegnere il lumino dell'ossessione, fu un anno bellissimo, di stima professionale e anche di amicizia sul lavoro.
Poi entrai a lavorare in ospedale pubblico, nei primi mesi di lavoro mi ritrovavo spesso a casa di sera distrutto, dopo ore e ore di lavoro e umiliazioni da parte dei superiori o dei colleghi anziani. Facevo davvero tutto, anche ciò che può considerarsi più sporco e deplorevole. Ma la sensazione era sempre la stessa, i pazienti mi amavano, una donna mi disse che l'avevo curata con solo il mio sorriso e per averla ascoltata per qualche minuto. Per i colleghi ero in larga parte un puntiglioso e anche spigoloso di carattere, i superiori mi affibbiavano incarichi strampalati e di fatica smisurata. Ma io lavoravo, superati i problemi iniziali di quando si passa dalla libera professione alla dipendenza, abbastanza sereno. Certo! Mi lavavo le mani spesso e prima di tornare a casa mi disinfettavo mani e avambracci. La cosa sinceramente mi pare anche normale. Le ossessioni erano ancora lì sempre forti, ma le compulsioni le potevo controllare abbastanza bene. In ogni modo, la fortuna volle che un collega voleva spostarsi nel mio reparto, così accettai il trasferimento in un reparto più specialistico, più tranquillo e... più pulito.

Poi la mia vita cambiò di nuovo. 2 settimane dopo quegli eventi conobbi una ragazza in chat. Parlavamo molto, ci piacevamo. Io non avevo mai avuto una relazione nella mia vita, ero convinto che il DOC l'avrebbe comunque distrutta. Ma volli provare! Così mi feci coraggio e le chiesi di incontrarmi, lei accettò e fissammo la data con un 2 mesi di preavviso (perché il viaggio era molto lungo). Nel frattempo un caro amico fu colpito da infarto, lo andavo a visitare in ospedale molto spesso, quando morì seppi che aveva anche l'HIV! Il passato mi ripiombò addosso. Ero convinto che con quelle ripetute visite in ospedale potessi aver contratto la malattia ed ero terrorizzato di trasmetterla a quella che sarebbe diventata la mia compagna. Così dopo 30 giorni feci il test, che già sapevo che sarebbe stato negativo, ma volevo leggerlo. Capivo che era del tutto insensato, avevo passato 20 anni di vita a studiare più che un infettivologo. Così partiì, dopo aver accuratamente disinfettato ogni cosa, e conobbi l'amore della mia vita. La felicità che provai potevo pagarla con ogni tipo di tortura psicologica autoindotta, non aveva prezzo. Passammo insieme due anni bellissimi, rovinati solo a volte dal mio DOC da contaminazione, non facevo altro che raccontare per qualche minuto cosa mi succedeva in ospedale, parlavo dei miei pazienti (ovviamente senza fare nomi) e delle mie paure. Rientrato in casa dove conviviamo a volte (giacché non possiamo per opposti interessi professionali), buttavo i vestiti nel sottoscala, mi facevo una doccia e mi sentivo tranquillo, ero però ossessionato che qualcosa mi fosse rimasto sulle unghie, passavo minuti interi a cercare di scorgere le minima traccia di sporco. Un giorno lei mi disse "mi sto ammalando anch'io per colpa delle tue ossessioni", fu un colpo al cuore così tentai con esito positivo di non coinvolgerla più nella mia pazzia. Compivo sempre i miei riti, ma non gliene parlavo e alla domanda "com'è andata oggi al lavoro?" rispondevo "non voglio parlarne o meglio non chiedere" e finiva lì. Furono altri mesi stupendi. Poi diventai geloso e lei questo non lo tollerava, un ossessivo può essere molto ossessivo.. Così mi posi come obiettivo di non essere più geloso e vinsi anche questa battaglia in soli 2 mesi installando un pensiero "inutile che la controlli, se vuole andarsene se ne andrà lo stesso". Non fu semplice, ma un'ossessione ne soppiantava un'altra, per due mesi non temevo più la contaminazione, ma speravo che quella ossessione tornasse, era più gestibile.

Ora ho di nuovo il DOC da contaminazione, ogni volta che siamo insieme migliora, quando lei o io siamo costretti a partire peggiora, quando si avvicina la data del nostro incontro peggiora a dismisura. Dobbiamo incontrarci presto, tra qualche giorno e vorrei semplicemente lavare e disinfettare ogni cosa solo perché ho avuto una paziente con l'epatite.

Non riesco a sconfiggere il DOC se non sono da solo, perché rinunciare alla compulsione significherebbe per me accettare il rischio per conto di un'altra persona, ma non voglio rinunciare alla cosa più bella che mi sia mai capitata, cioè l'amore.

Scusate se non sono stato sintetico, avevo bisogno di scrivere...

 

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